venerdì 25 maggio 2012

Una nuova idea di “partecipazione attiva”
(dell'instancabile Frisina...)

Domanda: «c’è differenza nell’affrontare le composizioni liturgiche e le colonne sonore».
Risposta: «Cinema e liturgia sono “generi” diversi, ma il lavoro è lo stesso... Certo la liturgia è strettamente canonica, con strutture vincolanti, ma una cosa che ha in comune col cinema è l’idea di partecipazione, quello che noi suoniamo e cantiamo ci fa concentrare su ciò che non si può vedere, e la musica ci aiuta in tal senso, anche se a livelli molto diversi. Quindi nella liturgia il grande spettatore è proprio l’assemblea, che non è passiva ma attiva».
da “Colonne sonore”, 15


Siamo sempre alle solite: c’è partecipazione attiva e partecipazione attiva…
in certi casi partecipazione attiva = canto. E quindi il canto gregoriano e la polifonia non si possono più fare…
in altri casi, invece, la “partecipazione attiva” è il semplice ascolto da spettatori. Col dubbio (anzi, certezza) che le semplici melodie gregoriane l’assemblea le canterebbe, le mostruosità canzonettare odierne no.


giovedì 22 dicembre 2011

Non amo la musica natalizia in genere. Tanto meno quella leggera. Qui di seguito "Il riempitivo" in versione musical-natalizia. Con un appunto liturgico...

Non mettiamola proprio sul blasfemo ma quelle musiche di Natale in versione jazz, possibilmente in filodiffusione negli ascensori dei grandi magazzini o, come mi è capitato di sentire, negli aerei durante la fase di sbarco, sono quanto di più irritante. Già il cristianesimo ha perso l’appuntamento con il latino per sbracarsi nelle messe eretiche ma se adesso si transustanzia in colonna sonora rinunciando alla nuda novena del Presepe e della Natività è proprio il caso di buttarla sul pesante e, dunque, tanto vale, sbrigarsi a tornare al culto dei padri. E così dare infine a Cesare quel che è di Cesare: il Sole Invitto.
Pietrangelo Buttafuoco, Il Foglio, 3 dicembre 2011

Con queste parole - e con la Natività del caro amico Giovanni Bonardi - auguro a tutti un sereno Santo Natale.

(Giovanni Bonardi, Natale 2009)

lunedì 5 dicembre 2011

SEGNALAZIONE CONCERTISTICA (MIA)


Segnalo – perdonerete - un mio concerto organistico previsto per domenica 11 dicembre (III domenica d’Avvento) alle ore 16.30 presso la chiesa parrocchiale “Sant’Emiliano” di Villanova Monferrato e organizzato da parrocchia, Comune e Società Culturale Villaviva  
Il concerto, in occasione delle imminenti festività natalizie, sarà diviso in due parti, come due sono gli organi presenti nella parrocchiale di Villanova. La prima parte sarà eseguita sul piccolo organo Lajolo del 1840 collocato “in cornu epistolae” e comprenderà:

G.P. da Palestrina (1525-1594), Ricercare III, Ricercare V
J.C.F. Fischer (1670-1746), Ricercare pro Tempore Adventus
S. Marcianò (1922-2007), Capriccio.

La seconda parte del concerto sarà eseguita sul pregiato grand’organo Lingiardi del 1881 e prevederà:

M. Praetorius (1571-1621), Alvus tumescit Virginis
J.-J. Beauvarlet-Charpentier (1734-1794), Creator alme siderum
F. Liszt (1811-1886), Ave maris stella
M.E. Bossi (1861-1925), Dors mon enfant
L. Molfino (1916), Preludio sopra “Adeste fideles”

lunedì 24 ottobre 2011

Franz Liszt
in memoriam
1811 – 2011

“IL PAPA DEGLI STRUMENTI”:
L’ORGANO NELLA BIOGRAFIA COMPOSITIVA DI FRANZ LISZT.


Se è vero, come è vero, che l’organo romantico, simbolo dell’opulenza sonora, vede in Liszt – assieme, almeno, a Mendelssohn, Schumann e Brahms – uno dei suoi grandi, è altrettanto vero che egli cominciò a interessarsi all’organo quando il padre dell’organo romantico, Aristide Cavaillé-Coll, non aveva neppur cominciato a sostituire la trasmissione meccanica con quella pneumatica.
     Era il 1836, durante una gita con un gruppo di amici, quando Liszt provò l’organo Moser a quattro manuali della chiesa di S. Nicola di Friburgo. Adolphe Pictet, che di quel gruppo di amici faceva parte, descrisse quella visita sottolineando come Liszt lasciò attoniti gli astanti in una improvvisazione all’organo, durata alcune ore (!), conclusasi con una fantasia sul Dies irae del Requiem di Mozart. Già da questo racconto traspare l’interesse di Liszt per l’organo; interesse che lo spinse, non appena stabilitosi a Weimar, di preoccuparsi di avere un organo in casa per lo studio, l’insegnamento (ebbe come allievo Julius Reubke) e la composizione. Ben prestò, affascinato dagli esperimenti grazie ai quali stava avanzando la possibilità di ottenere sull’organo gli effetti di crescendo e diminuendo, impossibili sull’organo barocco, cominciò a intravedere nell’organo un pianoforte perfezionato. Fu così che, all’organo della sua casa di Weimar, aggiunse, attraverso complessi congegni meccanici, un pianoforte ottenendo, così, un grande doppio organo-pianoforte: obiettivo di questi primi esperimenti era quello di ottenere uno strumento capace di unire la colorata gamma timbrica dell’organo con la possibilità di controllo dell’emissione sonora propria del pianoforte.
     Liszt, seguendo tali criteri estetici, compose per organo solamente tre opere di vasto respiro: nel 1850 la coloratissima Fantasia e fuga sul corale “Ad nos, ad salutarem undam”, uno strepitoso affresco sonoro di continue metamorfosi – della durata di quasi mezzora – dell’unico tema tratto dal Profeta di Meyerbeer; nel 1855 stese il Preludio e fuga sul nome B.A.C.H., per poi rivederlo nel 1870, in occasione dell’inaugurazione dell’organo del duomo di Merseburg; nel 1863 le Variazioni su “Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen”, variazioni libere a modo di passacaglia sul basso continuo del “Crucifixus” della Messa in si minore di Bach. Di una certa corposità sono, ancora, la fantasia Evocation à la Chapelle Sistine, del 1862, sui temi del Miserere di Allegri e dell’Ave verum di Mozart, il festoso corale Nun danket alle Gott del 1883, scritto per l’inaugurazione del nuovo organo della cattedrale di Riga, e la trascrizione (riveduta da Liszt stesso) del poema sinfonico Orpheus.
     Le altre pagine organistiche lisztiane, cosiddette “minori”, appartengono a quello che a taluni è sembrato opportuno chiamare il “Liszt dopo Liszt”: quel Liszt, cioè, che, in seguito ad una profonda crisi spirituale dovuta alle mancate nozze con la compagna, abbracciò la Chiesa cattolica e ricevette gli ordini minori. Sono, infatti, le esigenze liturgiche o le ricorrenze occasionali (Slavimo slavno, Slaveni! per il millenario dei santi Cirillo e Metodio o Am grabe R. Wagners per l’anniversario della morte dell’amico Wagner) a dettare alla inesauribile in originalità vena compositiva di Liszt le composizioni meno conosciute di questo straordinariamente eclettico autore.

lunedì 17 ottobre 2011

CONCERTO D'ORGANO

Dopo numerose segnalazioni di concerti altrui, perdonerete se farò un pochino di pubblicità ad un concerto mio...
MR

Il piccolo organo Marzi1988 della chiesa "Assunzione di Maria Vergine" di Casale Monferrato


Particolare devozione gode il beato Giovanni Paolo II presso la chiesa parrocchiale "Assunzione di Maria Vergine" (Oltreponte) di Casale Monferrato: il 1° maggio di quest'anno, mentre Benedetto XVI beatificava il papa polacco, veniva inaugurata presso la chiesa casalese una cappellina dedicata al nuovo beato eretta per volontà del parroco don Renato Dalla Costa.
Domenica 23 ottobre, all'interno di un nutrito calendario di celebrazioni liturgiche (messe e vespri) si terrà, alle ore 18, un mio concerto d'organo.
Il programma è il seguente:

Prima parte (in onore del beato Giovanni Paolo II):

Nicolaus Cracoviensis (1470/90 - post 1548), SALVE REGINA

Girolamo Frescobaldi (1583 - 1643), ISTE CONFESSOR

Giovanni Battista Fasolo (1598 - 1664), ISTE CONFESSOR

Giovanni Salvatore (1610 - 1688), RICERCARE SULL'ISTE CONFESSOR

Seconda parte:

Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847), TEMA CON VARIAZIONI

Franz Liszt (1811 - 1886), a duecento anni dalla nascita, AVE MARIS STELLA

Paul Hindemith (1895 - 1963), SONATA II


mercoledì 5 ottobre 2011

Segnalazione concertistica

E' un nuovo appuntamento col canto gregoriano, quello che vi segnalo. Sabato 8 ottobre, alle ore 21, presso la Confraternita San Gottardo di Camino Monferrato (AL) si terrà un concerto in compagnia del Coro gregoriano "Sant'Emiliano" diretto dal maestro Giovanni Parissone.
Il programma, che ripercorre - come fa di consueto il Coro "Sant'Emiliano - la vita di Cristo, prevede:

O beatum et gloriosum antistitem Aemilianum (Ant. al Magn. per la festa di s. Emiliano)
Laude sanctum Aemilianum (sequenza per la festa di s. Emiliano)
Ave Maria (Annunciazione)
Puer natus e Alma Redemptoris Mater (Natale)
Omnes patriarchae (Epifania)
Implente munus debitum (Battesimo di Cristo)
Dicit Dominus (Nozze di Cana)
Pange lingua "more hispano" (Eucarestia)
Christus factus est (Passione)
Victimae paschali (Pasqua)
Fidelis servus (Pastori - san Gottardo)

mercoledì 28 settembre 2011

STORIA DELLE FORME MUSICALI LITURGICHE/8

CREDO – Inizialmente, il Credo, era riservato come professione di fede da parte di coloro che desideravano ricevere il battesimo. In seguito, nel 515, il patriarca monofisita di Costantinopoli Timoteo decise che, prima dell’offertorio tutti dovessero professarlo. Tale uso divenne obbligatorio nel 568 per volontà dell’imperatore Giustiniano II. Nel 589, durante il Concilio di Toledo, venne ordinato, grazie al volere degli ariani Visigoti convertiti al cattolicesimo (i quali volevano offrire pubblica testimonianza della loro conversione), che in tutta la Spagna si introducesse il Credo ed esso venne, così, introdotto prima del “Pater noster”. Carlo Magno lo prescrisse dopo il vangelo e, ben presto, tale uso si uniformò in tutta la Francia. A Roma il Credo, sinora riservato alle solennità, venne introdotto a tutte le messe domenicali solamente all’inizio del Mille da papa Benedetto VIII.
Benché chiamato, comunemente, niceno-costantinopolitano (derivante, cioè, dal documento di condanna dell’eresia ariana scaturito dal Concilio di Nicea-Costantinopoli del 325), il Simbolo, come noi lo recitiamo, non è né niceno né costantinopolitano. Infatti nel Simbolo di Nicea non veniva nominato lo Spirito Santo ed era anche assai meno sviluppato. Il concilio di Costantinopoli del 381 non varò nessun simbolo, in quanto quello di Nicea si era progressivamente sviluppato con le varie aggiunte dei Padri tanto già da poterlo quasi leggere in Epifanio nel 374.
Una caratteristica fondamentale è che il Credo entra nella liturgia cantato, non recitato, come testimonia un dialogo che ebbe luogo nell’810 tra i rappresentati di Carlo Magno e Leone III:
Rappresentanti C.M.: «Numquid non a te idipsum symbolum est data in ecclesia cantandi licentiam? numquid a nobis hic husus illum cantandi processit?»
Leone III: «Ego licentiam dedi cantandi non autem cantando quidpiam addendi».
Anche le testimonianze successive non lasciano dubbi sul fatto che il Credo a Roma sia entrato subito in canto: Amalario, Ordinis missae expositio, c. 9: «Cantatur quidem Credo in unum Deum»; (cfr anche Walafrido Stradone, De exordiis et incrementis quarumdam in observationibus ecclesiasticis rerum, c. 22; Ordo romanus V, n. 40; O.R. IX, n. 21; O.R. X, n. 32).

Oggi è d’abitudine affermare che, per le famose “esigenze pastorali” e per salvaguardare la “partecipazione attiva”, la professione di fede non si canta ma va recitata quando, in realtà, sarebbe esattamente il contrario!!!
Si noti anche qui, come per il Gloria, che il Credo non è un canto responsoriale: niente banali ritornellini, dunque.

8/continua (Offertorio).